Sarri, De Ligt: è la Juve di Paratici, guai se non riesce a battere Marotta

Vincere non è importante: è l’unica cosa che conta (via il bianconero).

 Sempre per la Juve, ma quest’anno soprattutto per Paratici, che sta affrontando la sua prima stagione completa come “pilota” in bianco e nero e ha preso molte decisioni estreme e ovviamente risponderebbe in caso di fallimento.

 Perché perdere non fa parte delle abitudini della società torinese, tanto meno in questo periodo storico. Compilato con questo, la lotta per lo scudetto dipende da loro e temono i rivali dell’Inter, guidati al timone da Beppe Marotta e Antonio Conte, due uomini con il “DNA della Juventino” … a quanto pare.

 Come al solito, l’obiettivo è la Champions League, il titolo che potrebbe e salverebbe la stagione bianconera: sarebbe un modo straordinario per rimediare al fallimento in campionato, ma anche difficile da raggiungere. Oggi si parla molto di Sarri. In realtà Paratici sta giocando più dell’allenatore in questa stagione, perché è stato lui (con Nedved) a sceglierlo, eliminando Allegri.

 Paratici e le sue firme sono anche decisioni discutibili, alquanto rischiose. Decise, ad esempio, di assumere Ramsey e Rabiot con stipendi molto alti; portare De Ligt verso una figura mostruosa per un ragazzo di vent’anni, coprendolo di oro; mettere questo patrimonio nelle mani di un tecnico che guarda poco agli interessi aziendali e molto alle sue convinzioni (anche a Napoli sono sorti problemi per questo).

 Paratici non è stato in grado di assottigliare la forza lavoro in alcun modo, cercando di vendere inutilmente Higuain e Dybala, Emre Can e Rugani, e vendendo il finalista della Champions League Mandzukic senza una singola prestazione nel 2019/20.

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